Coronavirus, l’App virtuale nata a Tor Vergata.

Il professor Saggio: «Un tampone analizzando la voce»

Dal Messaggero del 28 Aprile 2020 di Roberta Amoruso

«Gentile ministra Paola Pisano, sperimento da oltre 10 anni come un algoritmo di intelligenza artificiale può semplicemente analizzando la voce di una persona essere di supporto alla diagnosi in caso di malattie degli organi interni o di patologie come il Parkinson e l’Alzheimer. E lo può fare anche con percentuali di accuratezza tra il 95% e il 98%. Sono convinto che questo possa essere un supporto decisivo alla diagnosi medica sull’intera popolazione del Covid-19». Inizia così, con una promessa rivoluzionaria, la lettera inviata nei giorni scorsi alla ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione dal professor Giovanni Saggio, ricercatore presso il Dipartimento di Elettronica dell’Università di Tor Vergata di Roma, dove è docente di elettronica presso la macro-area di Ingegneria e alla Facoltà di Medicina. Uno scienziato appassionato che ha ceduto il brevetto all’università già nel 2012.
Basta una App gratuita, rigorosamente a prova di privacy, per fare un “tampone virtuale”, assicura Saggio. È già partita la sperimentazione presso la struttura Ospedaliera dei Castelli Romani, tutta dedicata ai pazienti Covid. Ma potrebbe partire a breve anche presso la Asl di Latina, l’Ospedale San Matteo di Pavia e l’Ospedale Universitario di Verona, tutti interessati a studiare il dossier. Una proposta simile è stata appena lanciata per iniziativa ancora embrionale di alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge. Non ci sono dietro anni di sperimentazione, in questo caso. Anzi. Per avviare questo percorso a Cambridge è stato appena aperto un portale web in cui è possibile donare la voce. Eppure il dossier inglese ha già ottenuto un finanziamento di ben 2,5 milioni di euro. In poco tempo la Gran Bretagna potrebbe bruciare l’Italia, che invece è già pronta con una soluzione fatta in casa, finora senza un euro di sostegno finanziario, che aspetta soltanto di essere sperimentata su un numero sufficiente di pazienti Covid. E in un mese potrebbe essere disponibile per tutti, a partire da medici e ospedali. Se funzionasse davvero per il nostro Paese, come assicura Saggio, potrebbe essere una svolta.